Signore e Signori,
sono fiero di vivere in un Cantone con una lunga tradizione nell’accoglienza delle diverse comunità religiose. Nel Cantone di Neuchâtel vi è in effetti una grande varietà religiosa rispetto ad altri Cantoni delle stesse dimensioni. Conta non meno di sei associazioni islamiche (quante il Cantone di Ginevra) affermate e a Neuchâtel vi è persino un minareto, eretto in verità a scopi estetici da una grande personaggio dell’industria, il maestro del cioccolato Philippe Suchard, nel 1865. Il Servizio per la coesione multiculturale non è estraneo all’armonia che regna tra le diverse comunità religiose. Considera infatti l’integrazione degli stranieri come un processo di adeguamento reciproco tra la popolazione svizzera e quella straniera, e non come un allineamento unilaterale degli stranieri a una sorta di “modello elvetico” che nega le radici e le diverse identità, in particolare religiose, della popolazione che ha di fronte.
È per questo che dico «No», un no incondizionato, all’iniziativa contro i minareti: perché essa discrimina un’unica comunità religiosa, quella musulmana, e le impedisce di essere presente e visibile in pubblico attraverso la costruzione di edifici di culto.
La Svizzera deve salvaguardare la linea pragmatica finora adottata per tutto ciò che riguarda la libertà di credo, rispettandola indipendentemente dalla comunità religiosa di appartenenza e applicando il principio della parità di trattamento di tutti i cittadini che rispettano il nostro ordinamento giuridico.
Ma torniamo alla costruzione di minareti. In Svizzera, i rapporti tra Stato e Chiesa sono di competenza dei Cantoni. Così come la pianificazione del territorio e la polizia edilizia. Questa doppia vicinanza permette alle autorità cantonali e comunali di attuare soluzioni pertinenti, individuali e adattate alla realtà locale. Non vi è alcun motivo valido per modificare questo sistema di ripartizione delle competenze.
Tutti i nuovi edifici sono soggetti a innumerevoli vincoli. Per un minareto non vi è alcuna differenza. Non può essere eretto ovunque. Deve essere conforme alla destinazione d’uso della zona e ciò limita già seriamente le possibilità di costruzione. Deve rispettare il diritto edile cantonale e comunale, in particolare per quanto riguarda l’altezza massima consentita. Se utilizzato per richiamare alla preghiera, deve conformarsi alla legislazione federale che protegge la popolazione contro le emissioni sonore. D’altronde è proprio in conformità a questa legislazione che il Cantone di Soletta ha autorizzato la costruzione di un minareto per la comunità turca a Wangen solo a condizione che non vi siano richiami alla preghiera.
I promotori dell’iniziativa prendono di mira i minareti, ma il loro obiettivo è eliminare dallo spazio pubblico qualsiasi riferimento all’islam. L’arma che propongono – un divieto totale, senza sfumature e gravemente discriminatorio – non offre al nostro Paese alcun nuovo strumento per lottare contro il problema internazionale dell’estremismo religioso. Con la modifica della Costituzione federale si rischia piuttosto di danneggiare la reputazione internazionale della Svizzera. Manteniamo dunque le competenze cantonali e comunali che si sono dimostrate valide.
Non dimentichiamo che la coesione della Svizzera si fonda su tre pilastri, pazientemente eretti nel corso dei secoli: la stabilità politica, la pace del lavoro e quella religiosa. Il rifiuto di una comunità religiosa non farà altro che causarne l’umiliazione, l’umiliazione causerà il rancore e il rancore l’odio1, pregiudicando questo terzo pilastro.
1 Citazione delle parole di ANTONIO HODGERS, consigliere nazionale (Verdi/GE), relatore della Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale: Le Corrier
Ultima modifica 15.10.2009