Conferenza stampa del Consiglio federale sulla votazione del 29 novembre 2009

Berna, 29.11.2009 - Discorso della consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf del 29 novembre 2009, Centro media di Palazzo federale. Vale il testo parlato.

Signore e Signori,

il Popolo e i Cantoni si sono pronunciati a favore dell'iniziativa popolare «Contro l'edificazione di minareti». Il Consiglio federale e la maggioranza del Parlamento avevano respinto l'iniziativa raccomandando di votare «No». Oggi, il Popolo svizzero ha deciso diversamente. Il Consiglio federale rispetta ovviamente questa decisione democratica.

L'articolo 72 capoverso 3 ora introdotto nella Costituzione vieta l'edificazione di nuovi minareti in Svizzera. Tale disposizione non ha effetto sui quattro minareti già esistenti a Zurigo, Ginevra, Winterthur e Wangen presso Olten. Il divieto di edificazione è di applicazione immediata e non ha bisogno di ulteriori precisazioni. È valido solo per i minareti; è invece ancora consentita l'edificazione di moschee e altri luoghi di culto musulmano nel rispetto delle norme previste dal diritto in materia di pianificazione del territorio, di edilizia e di emissioni.

I musulmani in Svizzera possono quindi continuare a praticare il proprio credo anche dopo l'odierno verdetto popolare. La decisione riguarda soltanto l'edificazione di nuovi minareti e non significa un rifiuto della comunità dei musulmani, della loro religione e della loro cultura. Anche i promotori dell'iniziativa lo hanno sempre affermato.

Il diritto fondamentale alla libertà di credo e di coscienza stabilito dall'articolo 15 della Costituzione federale garantisce la libertà di praticare tutte le religioni. Pur limitando la libertà di manifestare pubblicamente il credo musulmano tramite l'edificazione di minareti, il divieto di edificazione non intacca minimamente la libertà di professarsi credente della religione islamica e di praticarla individualmente o in comunità.

La decisione popolare odierna è senza dubbio espressione di paure e incertezze presenti nella popolazione; paure secondo cui il pensiero islamico-fondamentalista possa portare alla creazione di società parallele, che si isolano, rifiutano i nostri tradizionali valori statali e sociali e non rispettano il nostro ordinamento giuridico. Si tratta di timori che vanno presi sul serio. Il Consiglio federale lo ha sempre fatto e continuerà a farlo anche in futuro. Tuttavia il Consiglio federale e la maggioranza del Parlamento erano del parere che il divieto di edificare nuovi minareti non fosse un mezzo adeguato a contrastare tendenze estremiste.

Il diritto di Stato ha valenza incondizionata in Svizzera. Nessuno può sottrarvisi richiamandosi a norme religiose. Chi rispetta il nostro ordinamento giuridico e sociale deve però anche poter fare affidamento sul fatto che tale ordinamento lo protegga al pari di tutti gli altri cittadini di questo Paese.

Non dobbiamo dimenticare che la netta maggioranza dei musulmani in Svizzera accetta senza riserve il nostro ordinamento statale. La decisione popolare contro l'edificazione di minareti non deve essere fonte di diffidenza reciproca. Sarebbe devastante per il nostro Paese cosmopolita, che dipende da relazioni internazionali funzionanti e ospita in uno spazio limitato le più diverse minoranze, se le differenze religiose e culturali avessero come conseguenza l'emarginazione e l'isolamento.

La pace religiosa è sempre stata e resta un elemento cardine dell'ormai consolidato modello di Stato svizzero. La salvaguardia della pace religiosa è un processo dinamico e complesso, che richiede l'impegno costante dello Stato, delle diverse comunità religiose e dei singoli cittadini.

Quali sono le conseguenze del voto odierno? Dal punto di vista del Consiglio federale sono due gli aspetti principali: la trasposizione della decisione popolare e la prosecuzione di un dialogo aperto e costruttivo tra le comunità religiose e sociali e le autorità.

Per quanto riguarda la trasposizione, va rispettata la decisione del Popolo e dei Cantoni di ancorare nella Costituzione federale un divieto di edificazione di nuovi minareti. Tuttavia, già nel suo messaggio, il Consiglio federale era arrivato alla conclusione che il divieto di edificazione viola la libertà di religione e il divieto di discriminazione, garantiti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e dal Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (Patto ONU II). Entrambi sono accordi internazionali vincolanti per la Svizzera.

La questione della valutazione da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo di eventuali ricorsi contro il divieto di edificare minareti o delle conseguenze di un'eventuale approvazione di un tale ricorso andrà affrontata non appena si presenterà.

Le discussioni alla vigilia della votazione hanno mostrato che il dibattito sulla professione di fede in un campo di tensioni in cui occorre conciliare la libertà di religione, le norme statali e le aspettative sociali, riveste un'importanza centrale. Il dialogo, svolto già da anni, tra i gruppi religiosi e sociali e le autorità deve proseguire ed essere rafforzato. Presupposti irrinunciabili sono il rispetto e la tolleranza per chi ha opinioni diverse dalle nostre.

Il risultato della votazione è espressione della preoccupazione della popolazione che il nostro ordinamento statale e sociale possa essere indebolito da una certa condiscendenza verso tendenze islamico-fondamentaliste. D'altro canto, per la netta maggioranza dei musulmani ben integrati nel nostro Paese il timore è quello di essere emarginati e svantaggiati. La discussione sull'iniziativa popolare ha permesso di dare voce alle paure di entrambe le parti.

Nel recente passato la Svizzera è riuscita molto bene a risolvere tensioni a sfondo religioso e a trovare soluzioni pragmatiche a problemi concreti. Se continuiamo a operare con misura e lungimiranza e non percepiamo come pericolosi quanti hanno una religione o un'ideologia diverse dalle nostre, ma ne cogliamo il potenziale di arricchimento per la nostra società, saremo in grado di preservare la pace religiosa anche in futuro. Il Consiglio federale si impegnerà a tal fine con tutte le sue forze.


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